16/10/2023 -> 06/11/2023
Teatro Nardini - Rosignano Marittimo
Teatro
Dal 2020 la regista e dramaturg Livia Gionfrida porta avanti un singolare progetto di ricerca intorno l’opera di Franco Scaldati, un dialogo da cui sviluppa drammaturgie originali che innestano la parola scaldatiana nel mondo poetico di questa artista.
La parola, lentamente svuotata del proprio significato, ha condotto gli esseri umani a perderne il valore e perdere al contempo se stessi, rompendo quel patto d’amore tra uomini, con le altre creature e con il loro stesso habitat naturale, che lentamente e ciecamente stanno distruggendo. Il teatro oggi più che mai, nell’incontro poetico tra esseri umani, nel recupero e nella scoperta rinnovata della parola e dei suoi poteri, può curare e dare un nuovo e più profondo senso alla nostra vita.
S’illumina la notte prosegue la ricerca prendendo le mosse dalla radice shakespeariana presente nell’opera di Scaldati, in particolare dalla sua traduzione de La tempesta, che Gionfrida intreccia ad alcuni frammenti originali la cui atmosfera fortemente onirica e metafisica resta sempre in bilico tra vita e morte, sogno e vita.
Luce e ombra diventano metafora di una condizione esistenziale, e così ogni elemento naturale, il mare, la luna, la pioggia, trascende da se stesso e si fa terreno di riflessione sulla nostra vita contemporanea e sulle relazioni tra le creature. “Il buio” dice Scaldati “è quella zona dove tutto si macera e poi si ricompone.“
L’incontro con l’opera di Franco Scaldati ha significato per me un ritorno alla terra madre, al mio rapporto difficile con la Sicilia, il luogo della pancia da cui ragazzina ero scappata in cerca di un mondo più giusto ma di cui ho sempre sentito una forte nostalgia.
La poesia di Scaldati è violenta e bellissima, proprio come la mia terra, in essa mi ritrovo e vi trovo anche il senso della ricerca di un rapporto più soldidale tra gli uomini e con la natura.
Si illumina la notte è racconto poetico di un mondo post atomico in cui le creature dialogano su un piano orizzontale, in cui non ci sono gerarchie: morti, vivi, piante, animali, re e barboni si interrogano insieme sul senso dell’esistenza, in un dialogo tragicomico e trasognato che gioca con le nostre paure e i nostri sogni. Siamo nel cuore della tempesta, il buio notturno che ci affascina e che contiene tutti i colori, il luogo iniziatico in cui comincia il nostro cammino alla ricerca della luce.
LIVIA GIONFRIDA
Regista, attrice e drammaturg di origine siciliana, Livia Gionfrida vive attualmente in Toscana dove ha fondato il collettivo Teatro Metropopolare. La sua formazione teatrale comincia da giovanissima all’INDA di Siracusa – dove negli ultimi anni è stata docente di recitazione – e poi al DAMS di Bologna, prima di studiare e formarsi ai mestieri del palcoscenico con Luca Ronconi ed Elena Bucci e frequentare i laboratori di Davide Iodice. Oltre ad un intenso lavoro di studio, scrittura e regia, dal 2008 Gionfrida ha trovato nel contesto della Casa Circondariale “La Dogaia” di Prato il luogo privilegiato della sua ricerca artistica con Metropopolare.
Nel 2018 riceve il Premio della Critica – A.N.C.T. per “la straordinaria densità culturale ed emotiva delle opere” e per “il coraggio, nell’estrema fedeltà alla propria poetica, di mettersi alla prova ogni volta in nuovi campi della ricerca”. Dopo aver a lungo lavorato sui testi di Samuel Beckett, dal 2020 ha iniziato il suo percorso di studi sull’opera di Franco Scaldati. Nel 2022 ha ricevuto il Premio Radicondoli per il teatro – Valter Ferrara 2022, per “l’uso dello schermo animato” quale “ sperimentazione del flusso di coscienza” nello spettacolo Gioia, monologo da lei stessa scritto e interpretato.
È stata nella terna finale per le Maschere del Teatro 2022 come “migliore novità” con lo spettacolo Inedito Scaldati e “scenografia” per Pinocchio.
Ad una rigorosa indagine estetica sui linguaggi del contemporaneo, Livia Gionfrida affianca da sempre un’attenzione per spazi e territori di confine: la strada, il carcere, la scuola, i centri di accoglienza, diventano oggetto e insieme soggetto della sua ricerca; in una continua sperimentazione e compenetrazione tra generi e linguaggi che pur affondando salde radici nella cultura popolare e di tradizione, hanno sempre lo sguardo rivolto al mondo contemporaneo e all’innovazione. In questi luoghi e secondo una pratica ormai consolidata, porta avanti la propria ricerca teatrale originale: tutti i suoi lavori traggono stimolo dai numerosi esperimenti e progetti che conduce nei diversi ambiti sociali e culturali, e che alimentano una produzione drammaturgica sperimentale volta a raccontare il mondo contemporaneo attraverso diversi strumenti (teatro, video, suono, arte visiva, grafica) e da differenti prospettive.
Gli spettacoli di Gionfrida sono tutti drammaturgie originali, prodotte nell’incontro e il dialogo con tutte le componenti sociali e generazionali, secondo la pratica di ricerca dal carattere fortemente progettuale che contraddistingue il lavoro della regista. Grande attenzione è rivolta sia agli autori classici, punto di riferimento imprescindibile per attivare processi di analisi sul linguaggio e immaginare nuove scritture, sia sperimentando e studiando le opere di autori contemporanei meno conosciuti al grande pubblico come Franco Scaldati.
FRANCO SCALDATI
Il drammaturgo, poeta e attore siciliano Franco Scaldati (Montelepre, 1943 – Palermo, 2013) è uno dei principali esponenti della drammaturgia italiana contemporanea, autore di una vasta produzione di opere teatrali scritte principalmente in palermitano.
Nel 1974 fonda il Piccolo Teatro di Palermo, dove scrive, mette in scena e recita alcuni dei suoi testi di esordio: Attore con la “o” chiusa (1974), Il pozzo dei pazzi (1974), In forma di rosa (1976). Nel 1975 fonda la storia Compagnia del Sarto, che resterà attiva tra gli anni Settanta e Ottanta. In questo periodo mette in scena alcuni tra i suoi più noti testi teatrali, tra cui Il cavaliere Sole (1979), La guardiana dell’acqua (1981), Indovina
ventura (1983), Assassina (1984). Con quest’ultimo spettacolo vince nel 1987 il premio TTVV Riccione per il Teatro diretto da Franco Quadri. Nel corso della stagione 1989-1990 vince il Premio Speciale Ubu per Il pozzo dei pazzi, riallestito con la regia di Elio De Capitani: il teatro di Scaldati diviene noto a livello nazionale, ma lui si ritira ben presto dalla scena ufficiale prediligendo la dimensione del laboratorio.
Nel 1992 fonda il Laboratorio Femmine dell’Ombra, con cui svolge un lavoro teatrale e sociale nei quartieri popolari della città di Palermo; con gli abitanti del luogo, soprattutto del quartiere Albergheria, realizza numerosi progetti. Tra il 1993 e il 1995 scrive e rielabora continuamente Totò e Vicé, uno dei suoi spettacoli più noti e rappresentati, e inizia a lavorare ad altre opere emblematiche della sua produzione: Santa e Rosalia (1996) e La locanda invisibile (1997, Premio Speciale Ubu).
Nel 2002 nasce la Compagnia Franco Scaldati, oggi diretta da Melino Imparato, che porta ancora avanti un’attività di produzione e promozione delle opere del drammaturgo.
Fino al 2013, anno della sua morte, Scaldati lavora con la propria compagnia organizzando laboratori e spettacoli, tra i quali si ricordano Libro notturno, originale riscrittura del Macbeth shakespeariano; il crudo e poetico La gatta di pezza; Inceneriti amori, una raccolta di brevi quadri in cui si avverte prepotentemente il cambio della lingua; il gioviale Rosolino 25 figli; la trilogia al femminile composta da Grazia, Lucrezia e Stella. Le opere di Scaldati restano, a oggi, per la maggior parte inedite: alle tredici pubblicate corrispondono trentasette inediti, accanto a dodici traduzioni di testi teatrali noti.
da Franco Scaldati
regia e drammaturgia Livia Gionfrida
con Melino Imparato, Manuela Ventura, Rita Abela, Daniele Savarino, Giuseppe Innocente
costumi e maschere Emanuela Dall’Aglio
light designer Alessandro Di Fraia
assistente alla regia Giulia Aiazzi
produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Teatro Metropopolare