da “Le Troiane” di Euripide
con Giovanna Daddi
drammaturgia e regia Dario Marconcini
Fra le molte vittime che agitano “Le troiane” di Euripide spicca la figura di Ecuba che riassume su di se’ tutta la sofferenza ,il dolore,la disperazione ,il vuoto,l’impotenza delle donne vinte e violate dalla guerra,ridotte in catene,orfane o vedove con i beni saccheggiati,le case in fiamme,in attesa di un incerto futuro da schiave. Lungi dal volere attualizzare questa tragedia ( e ce ne sarebbero dei riferimenti con l’oggi !)dobbiamo renderci conto che i versi di Euripide ci portano nella dimensione del mito,una dimensione che supera lo spazio e il tempo e ci avvicina all’eternita’; il testo de “Le troiane”appartiene ai classici i quali “raggiungono la nostra anima scavando nei suoi inaccessibili labirinti”.
Inoltre pensare a questa donna sola, vecchia,che ha perso tutto e tutti,lei che era regina, ora ferma,davanti alla distesa del mare,con alle spalle la città di Troia che brucia,le mura e le case che franano,ti fa venire a mente il vecchio Schliemann che,come un cercatore d’oro,sommuove la terra,strato dopo strato,fino ad arrivare a scoprire Troia e il suo tesoro. Ed e’,pensando alle rovine ora alla luce in quella collina,alla memoria e alle testimonianze di quelle pietre,che le parole di Ecuba,come quei sassi,attraversando i secoli,arrivano a noi pregne di umanità.
L’ho voluta lasciare lì,sola,indifesa,simbolo della caduta,della fine,dell’addio,del distacco. E’ suo il punto di vista dei vinti e la loro disperazione. Ma,attenzione,con Euripide siamo nella radura del mito,non c’è niente di patetico ,ma piuttosto di sublime e quei versi ,che arrivano a noi da così lontano, riscattano ogni cedimento al compianto.
Infine,perché cagna? Perché,secondo il mito,durante la traversata in mare da schiava,Ecuba si trasformò in cagna e raggiunse Ecate, e anche Dante così ce la ricorda nell ‘Inferno: “forsennata latrò si’ come cane / tanto il dolor le fe’ la mente torta”
Giovanna Daddi
durata 35'
foto Antonio Ficai
Festival Inequiibrio 2023
Il Teatro di Buti nasce come incontro delle numerose realtà culturali del territorio di cui si pone come sintesi in uno sforzo artistico, artigianale si direbbe, per contenerne le inclinazioni, gli obiettivi, i talenti, le aspirazioni di questo unicum poliedrico ospitato chissà per quale destino in questo morso di terra.L’impegno è volto a sviluppare le tre storiche linee culturali del Teatro Di Bartolo in Buti.
con Giovanna Daddi
drammaturgia e regia Dario Marconcini
scene e luci Riccardo Gargiulo e Maria Cristina Fresia
musica da Le sacre’du printemps di Igor’Stravinskij
produzione Associazione Teatro Buti