Care Selve,
eccomi finalmente. Vi prego di credermi quando dico che non attendevo che questa pace per poter nuovamente rivolgermi a voi. Perdonatemi dunque, perché sapete che io vi appartengo. In questi giorni immobili, ho ripetuto parole spezzate il cui senso in me trascende quanto più dimentico il mio nome.
Ditemi come state. Come avete trascorso i giorni e le ore in mia assenza? Ho saputo che sono tornati gli aironi e i l silenzio è nuovo. Sorridete? Non prendetevi gioco di me, ma abbracciatemi e lasciate che io torni a voi come esule alla patria amata
Ideato il 9 febbraio 2020 e cresciuto durante il blocco dovuto all’emergenza Covid-19, Care Selve – spettacolo di danza, teatro e musica – vuole essere un invito alla riscoperta della spiritualità della natura. Il titolo, ripresa di un topos letterario e del testo di un’aria di Georg Friedrich Händel, introduce a una prospettiva ecologista il cui fulcro è la gratitudine e il rispetto del creato, uno stato di piacere in cui sentirci amati e ritrovare il senso dell’appartenenza. Il repertorio musicale scelto propone brani barocchi e classici per voce solista, ove la natura è anticipatrice di questo amore, per accompagnare un viaggio senza tempo: il riconoscimento di due esseri umani che alle selve chiedono conforto e che grazie a questo scoprono una possibilità comune. Nello spettacolo, movimento-canto-suono-parola testimoniano, infatti, il desiderio di comunione con la natura, un rapporto misterioso ed empatico (sentito in modo immediato dai bambini) che oggi è necessario riscoprire, grazie a uno sguardo nuovo capace di illuminare la speranza nelle nuove generazioni. Una fiducia che passa anche attraverso la riscoperta della memoria, che qui vive nel possibile incontro tra la tradizione musicale occidentale e la tradizione del gesto contemporaneo, per rinnovare l’interesse, umano e artistico, alla fluidità come integrazione, al respiro come lode, al sorriso e alla leggerezza come promessa.
La danza, sostenuta dal canto e dal suono dell’arpa anche secondo dinamiche di improvvisazione, si fa espressione del desiderio di questa comunicazione profonda, permettendoci di partecipare a una liturgia che sono le piante stesse a insegnarci. Infine, i brevi testi dello spettacolo esplicitano, mediante la reinvenzione di citazioni tratte dalla letteratura religiosa e dal Paradiso di Dante Alighieri, il bisogno di riconoscere l’interdipendenza con la natura e con l’altro da sé.
durata 40'
Aline Nari lavora dal 1993 nella danza contemporanea, nell’opera lirica, nella danza urbana in Italia e all’estero unendo ricerca e dialogo con pubblici trasversali, contemporaneità e tradizione. A lungo danzatrice nella Sosta Palmizi, poi fondatrice di UBIdanza con D. Frangioni, autrice in ALDES dal 2014, PHD in Italianistica, ha insegnato Storia della danza presso l’Università di Pisa e pubblicato diversi saggi sulla letteratura e la danza teatrale del XVIII e XX secolo.
Dal 2000 al 2020 firma diversi spettacoli rivolti anche alle nuove generazioni che, con un segno intimo e visionario, affrontano temi sociali e filosofici.
ideazione, testi, regia, coreografia Aline Nari
in collaborazione con Marco Mustaro
interpreti Aline Nari (danza), Marco Mustaro (canto), Alice Belardini (arpa)
voce registrata Graziella Martinoli
musiche Bach, Bizet, Händel, Monteverdi, Mozart, Ribayaz, Schumann
elaborazione sonore Adriano Fontana
luci Luca Telleschi
produzione ALDES
con i l sostegno di MIBACT / Direzione Generale Spettacolo dal vivo,
Regione Toscna / Sistema Regionale de lo Spettacolo
si ringrazia Ass. Fuoricentro Danza (LU) , ABCdanza – Ass. Hel iogabalus (SS)