Da alcuni anni cerco un passaggio logico ed esistenziale che l’esperienza sollecita e che nella riflessione filosofica incontra una possibilità. Il tema della situatività, dell’essere gettati, della caduta nel tempo trova un rudimentale parallelo nel dispositivo teatrale, artificio volto a ricreare – attraverso l’ordigno dell’esposizione al Mondo – la condizione di apertura, fondamento di ogni sentire.
Priva di riferimenti diretti nella coreografia contemporanea, la scena di Habillé d’eau è un’ipotesi percettiva dove tutto è dato sensoriale, un campo di forze le cui figure solitarie e tese sono in pari misura corpo, tempo, spazio, luce, silenzio, suono, una dimensione immersiva che nella percezione dello spettatore trova accoglimento e forma, diviene evento, linguaggio. Oggetto di indagine è il corpo, superficie interrogante e limite, materia involontaria e insondabile nell’esporsi, origine di senso prima e oltre il dire.
Habillé d’eau Compagnia fondata da Silvia Rampelli nel 2002, focalizza la riflessione sulla natura dell’atto, sulla scena come dispositivo percettivo, sul dato umano. Al progetto aderiscono stabilmente Alessandra Cristiani, Gianni Staropoli, dal 2008 Eleonora Chiocchini. Prodotta – tra l’altro – dalla Biennale di Venezia e dal Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera è invitata nei maggiori festival italiani e in Francia, Bosnia, Stati Uniti, Polonia. Numerosi sono i riconoscimenti e i testi critici pubblicati
ideazione e regia Silvia Rampelli
danza Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna
luce Gianni Staropoli
composizione musicale originale Tiago Felicetti
voce Charlie Pitts, Julia Bozzo Magrini
quadrifonia e ottimizzazione del suono Daniel Bacalov
produzione Habillé d’eau
coproduzione Armunia/ Festival Inequilibrio – Castiglioncello, Fabbrica Europa 2017
sostegno Short Theatre, Angelo Mai, Studio Movimento