20/09/2024 -> 04/10/2024
Teatro Nardini - Rosignano Marittimo
Danza
DANZE AMERICANE
variazioni e sperimentazioni
Un lavoro di Fabrizio Favale
Allontanandosi da assetti puramente spettacolari questo lavoro presenta una serie di sequenze danzate come fossero degli esercizi o un training in cui il danzatore, partendo da alcune tecniche e modalità della danza Moderna e Postmoderna Americana da cui egli stesso proviene, le articola e le proietta verso il futuro in libere e sperimentali possibilità di sviluppo.
Fabrizio Favale (attualmente 53 anni) torna a danzare un lavoro coreografico in forma di assolo, lavoro che sceglie di concentrare l’attenzione sulle tecniche (non sulle coreografie) ideate e messe a punto in particolare da Merce Cunningham e José Limón e su alcuni obiettivi della danza di Trisha Brown (che non codificò mai una tecnica specifica).
Danze Americane vuole raccogliere e interrogarsi sulle eredità di quelle pratiche, in un’indagine e riscoperta dei contenuti dinamici, qualitativi, compositivi, posturali. Costruendo e decostruendo sequenze, architetture e complessità di articolazione del movimento del corpo, il danzatore attraverso la sperimentazione “in diretta” cerca di volta in volta gli snodi che consentono possibili evoluzioni, suggerimenti, derive.
Il lavoro presenta un totale di 7 sequenze, di cui 2 realizzate partendo da alcuni obiettivi della danza di Trisha Brown, 4 dalla tecnica Cunningham e 1 dalla tecnica Limón. Ciascuna sequenza viene ripetuta due volte, la prima volta senza musica e la seconda su un brano ogni volta diverso. In seguito il danzatore scompone e ricompone liberamente le sequenze, in un senso di sperimentazione e ricerca di nuovi e inediti movimenti, combinazioni, qualità del movimento. Il numero, le modalità o le tecniche a cui si riferiscono le sequenze sono annunciate al pubblico dal danzatore stesso via via che le esegue.
NUBLA
Per questa nuova creazione Fabrizio Favale circoscrive e condivide con i danzatori e coreografi Giulio Petrucci e Jari Boldrini le intuizioni derivate dalle fasi più sperimentali di Danze Americane.
Il tentativo è quello di trasmettere quei materiali ad altri corpi, ad altre verifiche e intelligenze, verso sviluppi inaspettati, nuove articolazioni, libere derive.
Una volta ricevuti i materiali i due giovani artisti procedono in senso autonomo nella creazione dei contenuti di NUBLA: dagli assetti coreografici, ai costumi, all'ambiente scenico e sonoro.
NUBLA è un oggetto coreografico che procede per tentativi, talvolta anche solo abbozzati. I danzatori, attraverso la ripetizione di una pratica, tentano diversi approcci a materiali danzati, ripetendo, variando o abbandonando sequenze di movimento che mescolano un senso caotico e sperimentale con tecniche conosciute e codificate.
I danzatori lavorano perlopiù in accordo fra loro sul materiale da utilizzare all’istante, oppure si concedono segrete, personali varianti accompagnate dallo sguardo dell’altro. Talvolta intrecciati come fossero un unico organismo vivente, sperimentano non solo nuovi movimenti, ma anche inedite possibilità relazionali, nuove intelligenze del corpo singolo e del corpo sociale. L'eredità delle tecniche tramandate dalla danza americana è utilizzata qui come trampolino di lancio verso ciò che è solo ipotizzato. Verranno sperimentate qualità di movimento ignote, come fossero in dialogo con altri stati della materia, una materia corporea mobile e incoerente.
Questa esperienza nella sua incertezza dichiarata e nel suo sforzo fisico e creativo è condivisa in senso empatico fra spettatori e performer, dove insieme assistono ogni volta alla riuscita o meno dell'esperimento.
Questa breve opera / satellite è pensata per essere agganciabile alle performance di Danze Americane oppure come oggetto separato e indipendente.
NOTE DELL’AUTORE
“La stagione della sperimentazione sulla danza negli Stati Uniti ha senza dubbio influenzato le arti del mondo intero. Eppure nella coreografia contemporanea l’evoluzione del movimento danzato sembra esser approdato altrove: nessuno si muove più in quel modo. Le tecniche ideate da Merce Cunningham e José Limón (ma anche le modalità della danza di Trisha Brown, che non codificò mai una tecnica specifica), si continuano ad insegnare in tutto il mondo come training e formazione di danzatori. Tuttavia sembra essersi aperta una grande distanza fra l’attuale modo di concepire i lavori coreografici e performativi e quelle tecniche (che in parte ridisegnavano anche l’eredità del balletto classico in nuovi e inaspettati assetti), che tendevano verso quel tipo di astrazione “astrale”, verrebbe da dire, verso quel movimento estremamente complesso e fine a sé stesso, ossia privo di ulteriori stratificazioni di senso se non il proprio semplice manifestarsi. Qualcos’altro sembra averli soppiantati: forse un’impellente esigenza, mai del tutto abbandonata, di voler tornare a dare senso a ciò che vediamo, a raccontare, seppur per vie estremamente variegate. Lasciando questa domanda insoluta e tra parentesi, con Danze Americane ho forse voluto come riallacciare un discorso rimasto in sospeso, una memoria del corpo e una pratica che ha formato molti di noi, e partendo proprio dai contenuti pratici che quei pionieri americani volevano indicare e trasmettere, tentare di individuarne possibili, libere possibilità di sviluppo”.
Fabrizio Favale
FABRIZIO FAVALE - EMILIA ROMAGNA
Full Scholarship presso American Dance Festival 1990, Fabrizio Favale riceve nel 1996 il “premio della critica come miglior danzatore italiano dell’anno” e nel 2011 la “Medaglia del Presidente della Repubblica al talento coreografico italiano” per la sua attività di coreografo. I suoi lavori sono invitati in importanti contesti della scena internazionale, ricevendo premi per la coreografia in Spagna, Germania e Serbia. È ideatore di una serie di progetti indipendenti dedicati alla ricerca tra i quali “Piattaforma della Danza Balinese” per Santarcangelo Festival e “Circo Massimo” per Teatro Duse. Il suo lavoro Ossidiana è stato invitato alla Biennale de la Danse de Lyon nel 2016, mentre l lavoro CIRCEO 2018 è coprodotto da Théâtre National de la Danse Chaillot, Paris. Il progetto Le Stagioni Invisibili - Ciclo Coreografico Infinito ha vinto il Premio PerChiCrea 2019 di Siae e Mibac ed è stato selezionato dalla Big Pulse Dance Alliance come uno degli otto migliori progetti outdoor europei 2021.
DANZE AMERICANE
Coreografia e danza Fabrizio Favale
Set, costume e art work First Rose
Ringraziamo Sandra Fuciarelli per il confronto sulla tecnica e metodologia Limón
Co-Produzione Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Festival Danza in Rete,
Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna
Con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza
Il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDanceXL - luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Rete AnticorpiXL
Lavoro selezionato alla NID – Platform 2023
NUBLA
Ideazione Fabrizio Favale
Una collaborazione Fabrizio Favale & C.G.J. Collettivo Giulio e Jari
Danzatori Jari Boldrini e Giulio Petrucci
Musiche originali Simone Grande
Co-Produzione Festival MILANoLTRE KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
Con il contributo di MIBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna
Il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDanceXL - luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Anticorpi XL