estratti dai Canti Orfici di Dino Campana
prima nazionale
Mentre si leggono i Canti Orfici, il poeta Dino Campana, come fiera, pare volerti sbranare. Ah! poterlo guardare, anche solo un istante, con la coda dell’occhio volgendo un po’ la testa mentre fuggi… ma conviene guardare avanti e correre. Senza strategie, correre, respirare e cantare.
Un certo poeta un giorno disse: “chi scrive una poesia è come se la scrivesse per essere letta da una sola persona”. Dunque “letta” in un rapporto intimo ed estremamente privato. Letta e non “detta”. Altra cosa son le liriche, che andrebbero piuttosto cantate e cantate in pubblico. E la poesia di Campana? Forse la si può intender come lirica, tanto più che si chiaman Canti! Ma i problemi che sorgono nel tentare quest’atto contro natura, si levano maestosi e a tratti insormontabili. Bisogna attraversare quell’inferno e stordirsi per poter sopportare quel peso: il voler fare di poesie (e prose poetiche) un lungo, ostinato canto lirico. Perché l’attore è colui che “dice”. Maleducatamente. E chiede scusa al poeta.
regia Claudio Morganti
con Claudio Morganti
assistenza drammaturgica e tecnica Rita Frongia
organizzazione Adriana Vignali
durata 40’