20/10/2025 -> 26/10/2025
Teatro Nardini - Rosignano Marittimo
Teatro
Roberto Latini presenta una rilettura contemporanea dell’Antigone di Anouilh, ambientata nella Francia occupata e trasformata in una potente metafora della resistenza, esplora il conflitto eterno tra legge e coscienza. Antigone, figura archetipica che oltrepassa i confini del tempo, rimanendo eterna nella sua essenza, simbolo universale di ribellione diventa un’indagine intima sull’essenza dell’essere umano. In scena, un gioco di specchi tra Antigone e Creonte, un soliloquio a più voci che rileva le contraddizioni umane invitando il pubblico a riflettere sul significato dell’essere umano. La regia di Roberto Latini, anche interprete di Antigone, dirige Manuela Kustermann (Nutrice) in un dialogo tra ragione, giustizia, leggi umane e morali. Coprodotto dal Teatro di Roma e La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello, il cast include anche Silvia Battaglio (Ismene), Ilaria Drago (Emone) e Francesca Mazza (Creonte).
Antigone è nel destino del Teatro di ogni tempo.
È uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione.
È filosofia scesa intorno a noi, che ci cammina accanto, che ci chiede, che ci ascolta.
È una delle prove del nostro essere umani, una di quelle poche che abbiamo scelto di portarci attraverso i secoli, per affermarci e riconoscerci.
Per consolarci, promettendo a noi stessi di averne cura.
L’abbiamo evocata, immaginata, misurata al nostro poco. L’abbiamo trattenuta, pregata, liberata nel cuore.
L’abbiamo raccontata, ogni volta che abbiamo potuto.
L’abbiamo riscritta con le parole nuove che abbiamo imparato vivendo, morendo nel quotidiano fallire, sapendo che ogni variazione è già Teatro.
Come quando lo spettacolo incontra un altro palcoscenico oltre quello del debutto,
la misura, l’accordo, la messa in voce di suoni e corpi, si conclamano dallo spazio successivo a quello della prima.
Le parole sono in movimento, avanti e indietro e intorno al punto di percezione di quando siamo spettatori. Come quando lo spettacolo incontra un’altra platea oltre quella del debutto.
Il dono che portiamo è una promessa e quella di Anouilh è un’Antigone che ci parla da così vicino che quasi quasi potremmo abbracciarla.
La sentiamo dire di noi in tutte le lingue, e capiamo tutto, ogni sfumatura, silenzio, respiro.
Di Antigone, Anouilh, non ha riscritto le parole, ha scritto la voce.
Antigone o della disputa della ragione, delle ragioni.
Di quelle trasversali, dimesse dall’identità individuale a favore di un corpo-coro che le comprenda tutte.
Oltre l’appartenenza, l’anagrafica, il genere, sono parole che vengono da noi stessi: le ascoltiamo nella nostra stessa voce: siamo Antigone e Creonte insieme, o lo siamo già stati più volte, di più in certe fasi della vita e meno in altre e viceversa o in alternanza.
Le leggi devono regolare il vivere o la vita dovrebbe regolare le leggi che regolano la vita? Uno di fronte all’altro, a farsi carico di una ragione giusta, di una giustizia, o di un’altra giustizia, incontriamo noi di fronte a noi, a scegliere le domande da infilare nelle tasche del tempo, dell’età, della speranza; ad aspettare le risposte che il tempo, guardandoci, sceglierà di farci dire.
Penso a questo testo come a un soliloquio a più voci. Una confessione intima e segreta, nella verità vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere è precedente a tutti noi, perché sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi.
Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalità diverse e complementari.
Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso.
Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi è Antigone è il riflesso di Creonte e chi è Creonte è il riflesso di Antigone.
A Teatro parliamo sempre di questo:
Essere uomini o essere umani.
Roberto Latini
Roberto Latini attore, autore, regista, si è formato a Roma presso Il Mulino di Fiora, Studio di Recitazione e di ricerca teatrale diretto da Perla Peragallo. Fondatore negli anni delle compagnie Teatro Es, Clessidra Treatro, Fortebraccio Teatro. Si è laureato con una tesi in Metodologia e Critica dello Spettacolo presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Tra gli altri, ha ricevuto il Premio Sipario nell’edizione 2011 per Noosfera Lucignolo, il Premio Ubu 2014 come Miglior Attore per il ruolo di Arlecchino ne Il servitore di due padroni, regia di Antonio Latella, il Premio della Critica nel 2015 per I giganti della montagna e il Premio Ubu 2017 come Miglior Attore per Cantico dei cantici.
di Jean Anouilh
adattamento di Roberto Latini
con (in o.a.) Silvia Battaglio, Elena Bucci, Ilaria Drago, Manuela Kustermann, Roberto Latini
musica e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
scena Gregorio Zurla; costumi Gianluca Sbicca
regia Roberto Latini
produzione Teatro di Roma teatro Nazionale – La Fabbrica dell'Attore Teatro Vascello