27/05/2024 -> 31/05/2024
Castello pasquini - Castiglioncello
Danza
SINOSSI
Un montaggio di parole, suoni e gesti attorno all’immagine di una crepa, smottamento ma anche apertura, ferita eppure feritoia per corpi che si accostano, diversi ma appartenenti allo stesso lembo: scivolano, glissano, attraversano un tempo di conservazione tra ciò che è definito vivo e ciò che è definito morto: lo mutano, lo invertono. La crepa si è aperta con il suono: schiocco, bruito o schianto. Come un evento irreversibile, ha diviso lo spazio e segnato il tempo. É stato necessario progettare movimenti e trovare parole per comprendere la sua ambivalenza: la crepa apre la possibilità che filtri la luce, attraverso la crepa è possibile vedere l’altro, esponendo i propri lembi è possibile trovare coincidenza in altri lembi.
Il lavoro di Sara Sguotti e Arianna Ulian si è mosso nelle occasioni come si muove un materiale solido: smottando, sfregolando. Ha lasciato tracce e si è lasciato tracciare durante le residenze, dai festival e dal pubblico, ha preso forma di laboratorio ed è tornato duetto con diverse durate.
Le tracce lasciate sono come detriti del corpo, materiali biologici naturalmente depositati a terra o volatilizzati; capelli, gocce di sudore, unghie, pelle secca, sCrePolature. Nuove parole e nuovi movimenti raccontano l’ambivalenza di ciò che si perde, che si lascia perdere, che è inevitabile perdere, che non si vorrebbe lasciare. Tutto ciò che in un visionario processo di recupero, riunito, darebbe forma a un altro corpo nostro, con nuove crepe.
di e con Sara Sguotti e Arianna Ulian
testi Arianna Ulian
ambiente sonoro Spartaco Cortesi
accompagnamento drammaturgico Giovanni Sabelli Fioretti
PR e media relations Giuseppe Esposito
Produzione Perypezye Urbane
Coproduzione OperaEstateFestival \ CSC centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa, MilanoOltre
con il supporto di Santarcangelo Festival, IIC Zurigo, Tanzhaus Zurich, Passages Transfestival, IIC Strasburgo, Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni, Théâtre Sévelin 36, Fondazione Armunia
Un ringraziamento speciale a Simona Bertozzi per il suo sguardo