Nell’induismo i testi sacri spesso sono trasmessi attraverso la musica, la recitazione, la danza ed il teatro: in tempi intolleranti e contraddistinti da guerre sanguinarie e fratricide, esiste una religione, una cultura ed una tradizione che considerano le arti performative un mezzo di liberazione e una chiave per comprendere la bellezza e la beatitudine. Il Ramayana è uno dei più grandi poemi epici dell’India, scritto da Valmiki tra il secondo ed il primo secolo a.C. E’ un racconto sacro tra i più importanti e venerati, paragonabile solo al Mahabharata. Rama è un dio, Visnu, il Protettore, che si è di nuovo incarnato ed è sceso sulla terra per sconfiggere il male e ristabilire il dharma, la verità, l’equilibrio. Rama è un eroe, un principe che sconfigge il perfido Ravana, il capo dei demoni, ed impone la pace e la giustizia. Rama è un mantra, una parola magica, forse un suono primordiale, la ripetizione costante dei suoni ra-ma placa le menti agitate. Ma Rama è anche un uomo che cerca disperatamente Sita, la sua amata rapita, in lotta perenne con le proprie tenebre per raggiungere una pienezza ed una coscienza di se: la sua storia ci parla delle nostre storie, il suo viaggio è anche il nostro, ora, qui ed adesso, le nostre lotte infinite per restare in luce il più possibile.
Il progetto Ramayana, di Roberto Rustioni, è un percorso al 90% per attori e collaboratori under 35
ideazione, adattamento e regia Roberto Rustioni
con Silvia D’amico, Antonio Gargiulo, Emanuela Caruso, Jacopo Crovella, Gabriele Portoghese, Loris Fabiani, Petra Valentini, Carolina Cametti
movimento e coreografie Olimpia Fortuni
assistente alla regia ed alla drammaturgia Gabriele Dino Albanese
dramaturgia Chiara Boscaro
produzione Fattore K
Durata 65’