ARMUNIA
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Lorenzo Morandini danza con un drone nel suo secondo progetto coreografico S.

S, prodotto da NINA, è il secondo progetto coreografico di Lorenzo Morandini, danzatore che Armunia ha ospitato in residenza dal 3 al 14 Ottobre, nell’ambito dell’azione ResiDance XL promossa dal Network Anticorpi XL. Durante la prima esperienza di lavoro con S, in Austria a RedSapata, Lorenzo ha iniziato ad immaginare l’atmosfera e il corpo del lavoro. Ad Armunia, insieme al produttore musicale Mattia Nardon, la residenza si è incentrata sull’habitat sonoro e visivo.

Il nuovo progetto di Lorenzo Morandini, riprenderà alcuni degli elementi rimasti in sospeso da IDILLIO, il suo primo lavoro, pur lasciando spazio a nuove ed insolite possibilità di indagine sulla scena. Da un lato S, riprende lo studio sul barocco e sull’entropia, temi già centrali in IDILLIO, mentre dall’altro affronta la possibilità di introdurre un drone in scena.

Da una decina d’anni i droni, usati in precedenza prevalentemente per scopi militari, sono stati rilasciati sul mercato a fine ludico e commerciale. I veicoli a pilotaggio remoto più semplici si comandano con un controller e possono facilmente volare per scattare foto dall’alto. Esistono però dei droni che richiedono l’esperienza di piloti professionisti e in possesso di un patentino, come Fabrizio Botto. Fabrizio, psicoterapeuta, che sarà coinvolto nello studio e sulle scene di S, usa droni FPV, che come ci spiega Lorenzo sono molto leggeri e permettono il collegamento di visori. Ma da dove viene il desiderio di portare un drone in teatro? Perché dialogare con lui?
Lorenzo sorride e ci spiega che la scelta deriva da una sua fantasia ma decisamente universale. Chi, non hai mai pensato infatti di poter un giorno incontrare delle forme di vita sconosciute? Quale uomo non hai mai sognato di poter volare? Il drone, questo oggetto sconosciuto e così diverso da noi, è in realtà dotato di una sua intenzionalità e ovviamente in grado di volare, sembra aver risposto alle fantasie di un’intera generazione.

Presa coscienza delle potenzialità degli strumenti e colpito dall’espressione comune tra i piloti di “andare a volare”, riferito all’uso dei droni, l’indagine di Lorenzo si è incentrata sul ribaltamento di prospettiva. In S l’utilizzo del drone, che solitamente serve a riprendere qualcosa, sposta il suo focus sull’osservazione del veivolo stesso e del suo pilota-avatar. Fabrizio, che grazie al visore sarà in un’altra dimensione, cioè quella fornita dalle riprese aeree, sarà in scena con il suo corpo sfasato e confuso. Questo aspetto è stato parte integrante della ricerca e come specifica Lorenzo: “la sfida per Fabrizio è quella di pilotare il drone in uno spazio costretto e inusuale. Anche se la possibilità di proiettare le riprese realizzate dentro e fuori il teatro non è esclusa, i droni di S avranno una vera e propria coreografia e si relazioneranno al mio corpo, all’ambiente visivo e sonoro”. 

Oltre alla figura di Fabrizio, il rapporto fra il movimento di Lorenzo e il drone saranno centrali. In IDILLIO, come spiega Lorenzo: “le sensazioni di barocco erano dovute da movimenti sovranecessari, arricchimenti, e situazioni di opposizioni. Immaginando di dividere il corpo in due segmenti, uno fatto dalle estremità verticali, cioè la testa e i piedi, e uno da quelle orizzontali, cioè mano destra e sinistra e bacino, si creano due triangoli che si oppongono costantemente nel movimento rendendo la coreografia barocca”.

I vuoti, le contrapposizioni e le ripetizioni che caratterizzano il lavoro di Lorenzo hanno una loro concretezza se osserviamo la conformazione della lettera S. Non a caso, questa indica anche il simbolo dell’entropia, la legge che determina lo scambio di energie fra corpi diversi. Le caratteristiche di Fabrizio, di Lorenzo e del drone sono diverse ma tutte messe in discussione durante il tentativo di ricerca di un equilibrio. La musica e le luci guideranno questo processo.

Approfondiamo il tema degli elementi musicali, che ci riportano ancora ad IDILLIO, con Mattia Nardon, musicista e producer di entrambi i lavori. Mattia e Lorenzo ci spiegano che la ricerca musicale parte dal capire come i cinque sensi sono coinvolti nell’esperienza legata ad S: ”Dopo aver parlato di alieni, di volo e di strane presenze, necessariamente l’intenzione è stata quella di creare un ambiente fantascientifico e cupo, dove tuttavia il pubblico si sente al sicuro”. Il giro di accordi all’ukulele che abbiamo sentito durante le prove ci ha fatto sentire proprio così, ma anche il tessuto musicale di S, come lo era quello di IDILLIO, è ricco di opposti. Dopo la risonanza acustica di quelle note, Mattia è passato al computer e avvalendosi anche di suoni campionati ha dato luogo a un flusso chillout, potenzialmente infinito, in cui ogni suono sembrava incastrarsi perfettamente.

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